In Sicilia molti giornalisti sono stati assassinati da mani mafiose interessate ad impedir loro di parlare.
E l’elenco è lungo, tristemente lungo.
Uomini che facevano onestamente il loro lavoro di giornalista, cercando la notizia, denunciando le storture di una società malata, soffocata dall’illegalità mafiosa, sono stati zittiti, eliminati con fredda barbarie. Sono stati così uccisi
* Mauro De Mauro nel settembre del 1970, perché era un cronista di razza e aveva scoperto segreti che tali dovevano restare, forse relativi all’uccisione di Enrico Mattei o forse ancora peggio,
* Giovanni Spampinato, la cui uccisione, avvenuta nel 1972 è ancora oggi avvolta in mille interrogativi;
* Mario Francese, che uscendo dalla sede del giornale salutava gli amici giornalisti con “Uomini del Colorado, vi saluto e me ne vado”, lui che per primo aveva capito che un viddano di Corleone era diventato il capo dei capi di cosa nostra e che la sera del 26 gennaio 1979, ritornando a casa, a Palermo, fu ucciso da sicari mafiosi,
* Pippo Fava, assassinato il 5 gennaio 1984 a Catania, che solo qualche giorno prima della sua uccisione, il 28 dicembre 1983, aveva rilasciato ad Enzo Biagi quella che doveva essere la sua ultima intervista
(vedi),
durante la quale dice parole che hanno la gravità di pietre, come diceva Carlo Levi, riportando le parole della madre di Salvatore Carnevale;
* Beppe Alfano, professore di scuola media appassionato di giornalismo, ucciso l’8 gennaio 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto perché era “cronista rompicoglioni”, come scrisse Riccardo Orioles sui Siciliani nuovi, un cronista che non aveva neppure il tesserino professionale, che stava indagando su un traffico internazionale di armi che passava - secondo le sue intuizioni - nella zona di Messina. Aveva forse contribuito anche alla cattura del boss Nitto Santapaola nel 1993 e aveva aperto il coperchio della massoneria deviata che speculava sul traffico di arance avvalendosi delle sovvenzioni europee. vedi
Ed ancora delitti hanno riguardato giornalisti che cercavano risposte a tante domande informando attraverso piccole televisioni private i propri spettatori.
Ed ecco Peppino Impastato dilaniato da un’esplosione il 9 maggio 1978, dopo essere stato stordito e legato ai binari per simulare un attentato, ucciso, come racconta assai bene il film “I cento passi” perchè con la sua piccola radio AUT dava fastidio al mafioso locale, Tano Badalamenti.
Ed ecco nella notte del 26 settembre 1988 l’uccisione di Mauro Rostagno, che in Sicilia aveva dato vita ad una comunità Saman e che attraverso l’emittente televisiva Rtc faceva le sue denunce.
E in questi giorni una piccola emittente, Telejato, ha ricevuto la visita della mafia sotto forma di pestaggio del giornalista Pino Maniace.
Guardate questo servizio di Telejato di qualche tempo fa:
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento