lavoro di ricerca ed approfondimento di Spata Carlotta
L'usura in Italia non è riconducibile a un'area geografica particolare. Non è la riserva di nessuno. In una stessa zona possono esserci varie forme di strozzinaggio. L'antico sordido usuraio di quartiere, il cosiddetto cravattaro, il cui prototipo ha riempito tante pagine dei grandi romanzi dell'Ottocento è divenuto ai nostri giorni ben altro: un insospettabile professionista, che ha scelto un investimento particolarmente lucroso affidando parte dei suoi risparmi non alle banche, come sarebbe lecito, non ad investimenti borsistici o quantaltro è lecitamente previsto nella nostra economia capitalista per far fruttare il capitale attraverso gli investimenti, ma ad un usuraio, che impiega nel losco traffico i soldi, o, addirittura, il nostro insospettabile professionista presta il danaro direttamente a conoscenti e colleghi di lavoro, in cambio di solide garanzie e di tassi dinteresse fuori da ogni regola; il cravattaro si è trasformato nellapparire ma lessere è sempre lo stesso: sono entrambi delinquenti, uomini di malaffare.
E la mafia?[...] I mafiosi hanno sempre detto di non praticare l'usura, ma dietro questa petizione di principio si nasconde un'ipocrisia: i cosiddetti "uomini d'onore" prestano a strozzo e l'organizzazione lo tollera, magari nascondendolo a volte vergognandosene un po'. Ma la praticano, eccome. In modo più ampio e diffuso di quanto si creda.
Naturalmente l'usura praticata dagli "uomini d'onore" non deve mai entrare in contrasto con gli affari della mafia. Gli usurai non vengono tollerati quando c'è questo pericolo. Non è loro consentito prendere tanto spazio da creare allarme sociale. E chi pratica l'usura senza essere parte delle famiglie mafiose ma trovandosi nelle zone ad alta densità mafiosa, non può illudersi che quei quattrini possano essere esenti dal pizzo.
Giovanni Brusca in Ho ucciso Giovanni Falcone, libro firmato da Saverio Lodato, racconta: "Sotto sotto" erano un bel po' gli "uomini d'onore" che praticavano l'usura". A un suo amico usuraio Brusca disse: "Smettila o ti ammazzo. Smise subito: ma dopo si lamentava dicendomi che gli dovevano dare ancora un sacco di soldi. Gli risposi: Ti scasso tutto, ti rompo le ossa. Se vuoi essere mio amico devi smetterla. Vuoi essere mio amico? Sì? Allora smettila. Io non ne voglio usurai con me. Capitava infatti - conclude Brusca - che qualche poveraccio veniva da noi a lamentarsi di qualche strozzino. Allora si interveniva e si diceva: Facciamogli una tagliata, il che voleva dire costringere l'usuraio ad accontentarsi della semplice restituzione del capitale".
La mafia vuole regnare sovrana, non rinuncia mai a imporre norme che regolamentino gli affari e a contenere le tensioni sui propri territori. Ed impone sempre il rispetto delle regole. In numerosi procedimenti s'è accertato che anche i mafiosi che praticano usura pagano, come tutti gli altri imprenditori del quartiere o della zona, il pizzo alla cosca che controlla il territorio su cui l'usura s'è consumata. Disciplinatamente,. Ci sono poi gli usurai non mafiosi, titolari di una normale attività economica, commercianti che prestano a strozzo e, contemporaneamente pagano alla mafia con regolarità il pizzo sulle proprie attività lecite. La mafia tende a considerarli "a protezione limitata".
Ci fu una rapina presso una gioielleria di Palermo in un quartiere dove la cosiddetta protezione la pagavano tutti. Qualche giorno dopo - il gioielliere aveva protestato col suo protettore - una parte della refurtiva fu restituita al legittimo proprietario. Una parte soltanto, però. L'altra, venne spiegato al commerciante, di cui la mafia ben conosceva lattività parallela di usuraio, faceva parte del prelievo della "famiglia" sui profitti d'usura non dichiarati.
Anche in Calabria, nel Reggino soprattutto, gli uomini della 'ndrangheta non disdegnano l'usura. Non ne hanno l'esclusiva: convivono con usurai non 'ndranghetisti, né l'usura viene mai praticata come attività precipua della cosca, ma gli affiliati, per conto loro, ci si buttano per tirar su quattrini e lo fanno senza pregiudizi. In questo contesto malavitoso estorsione e usura convivono tranquillamente. Talvolta si danno anche una mano per cui può capitare che lo stesso operatore economico sia taglieggiato dall'estorsione e perseguitato dall'usuraio. Due volte vittima di personaggi non legati tra loro, ognuno dei quali, all'occorrenza, fa ricorso all'altro. E se la vittima sta diventando a rischio, nel senso che potrebbe non "onorare" più gli impegni assunti col "normale" usuraio? Quest'ultimo invoglia il suo "cliente" a rivolgersi a un suo amico in grado di prestargli ancor più soldi . E il dramma è scoprire che il nuovo protagonista è legato allorganizzazione mafiosa. E' quella che si chiama un'usura di secondo livello: più alto è il rischio d'insolvenza più alta deve essere la capacità di intimidire. La 'ndrangheta lascia fare. Anche lei può aver bisogno: l'usurato che non restituisce può diventare una "testa di legno", cioè un prestanome per gli affari della cosca, da usare per gestire e ripulire denaro e capitali sporchi.
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